Intrappolati nei fondi H2O, gli investitori cercano di ricevere un risarcimento
A un anno e mezzo dall’inizio del “caso H2O”, i risparmiatori passano all’attacco. Decine di migliaia di clienti privati sono stati colpiti dalle difficoltà della società di gestione patrimoniale H2O, una filiale di Natixis, la banca quotata di BPCE. All’inizio di dicembre, un gruppo di consulenti di gestione patrimoniale (CGP) e di risparmiatori ha deciso di creare un’associazione di difesa, denominata “Collettivo Detentori di quote H2O”, come ha appreso “Les Echos”. Il suo scopo è ottenere chiarimenti dalla società di gestione con sede a Londra, i cui prodotti erano venduti dai CGP, da banche e assicurazioni, in particolare nei contratti di assicurazione sulla vita. E, soprattutto, ottenere la riparazione del danno subito.
L’associazione, assistita dallo studio legale Cornet Vincent Ségurel, rappresenta gli investitori il cui denaro è bloccato dall’inizio dell’autunno in strumenti speciali, i famigerati “side pocket”, creati da H2O per detenere 1,6 miliardi di euro di attività illiquide. “Di fronte alla mancata offerta di H2O di coprire in tutto o in parte la perdita subita dai titolari di quote dei fondi “side pocket”, […] coloro che desiderano ottenere un risarcimento […] sono obbligati a intraprendere un’azione legale nei confronti di H2O”, si legge nello statuto dell’associazione. Altri risparmiatori potrebbero farsi avanti. “Sto valutando di intraprendere un’azione civile nei confronti di Natixis e H2O per la loro comunicazione poco trasparente e accurata sui fondi H2O, in violazione dei loro obblighi d’informazione”, ha annunciato l’Avvocato Hélène Feron-Poloni, dello studio legale Lecoq Vallon & Feron-Poloni, che si è specializzata in casi che coinvolgono gli interessi dei risparmiatori. L’avv. Feron-Poloni sostiene di essere stata contattata da una decina di clienti individuali di H2O. Natixis e H2O hanno rifiutato di rilasciare commenti. Nonostante il forte turbamento tra i professionisti, “i risparmiatori sono un po’ apatici”, ammette un membro dell’associazione. Non esclude che le cose si muovano rapidamente. “Le relazioni annuali delle società di gestione e i rendiconti dei contratti di assicurazione sulla vita vengono inviati tra febbraio e marzo, ed è forse questo il momento in cui la gente reagisce”, aggiunge. In difesa dei risparmiatori, si sottolinea che la vicenda di H2O ha avuto molti colpi di scena, con ripercussioni ancora incerte. A lungo un “gioiellino” di Natixis, H2O è nella bufera a seguito della rivelazione, nell’estate del 2019, dei suoi investimenti nelle società del diabolico uomo d’affari tedesco Lars Windhorst. La questione ha preso una nuova piega alla fine dell’estate, quando H2O, su pressione dell’Autorità francese per i mercati finanziari (Autorité des marchés financiers, AMF), ha sospeso la quotazione e quindi l’accesso ai veicoli d’investimento, che rappresentano 10 miliardi di euro di attivi. Il motivo? L’incertezza legata alla valutazione dei titoli in portafoglio, principalmente obbligazioni della galassia Windhorst. H2O ha quindi dovuto separare le proprie attività sane da quelle che non lo erano, collocando 1,6 miliardi di attività illiquide, principalmente titoli di debito difficilmente vendibili sul mercato, in particolare a causa di dubbi sulla loro qualità, in “side pocket”. Ciononostante, la società di gestione sostiene che riuscirà a smaltire dette attività entro la metà del 2021. Tuttavia, ci sono alcuni colpi di scena che preoccupano gli investitori. All’inizio di ottobre un broker belga, Merit, ha negato qualsiasi rapporto con H2O, sebbene fosse indicato come una delle sue controparti. E il mese scorso, Latitude Finance, una holding legata a Lars Windhorst, per la seconda volta ha rinviato di tre mesi il rimborso di 500 milioni di euro di obbligazioni che sarebbero detenute principalmente da H2O. Per quanto riguarda la parte dei fondi considerata sana, è stata riaperta alle sottoscrizioni e alle vendite il 13 ottobre, il che ha portato secondo Morningstar a un deflusso di 2,1 miliardi di euro. All’inizio di novembre, Natixis ha infine ceduto la sua controllata annunciando la vendita graduale della sua quota di capitale del 50,01%.
A sostegno della domanda di risarcimento, che sarà inviata a gennaio, l’associazione avanza diversi punti. Critica H2O per le informazioni insufficienti sull’esposizione dei fondi al debito privato e per le possibili irregolarità nelle complesse operazioni di finanziamento (operazioni pronti contro termine, ecc.). “L’obiettivo dell’associazione in questa fase è cercare di avere un dialogo costruttivo con H2O e di impegnarsi in un esercizio di trasparenza”, spiega Dominique Stucki, partner di Cornet Vincent Ségurel. “Intendiamo mediare con H2O, sia attraverso l’AMF che direttamente”, ha dichiarato, esprimendo al contempo la convinzione che “i detentori di quote non esiterebbero ad agire in giudizio se necessario”. Lecoq-Vallon & Feron-Poloni sta inoltre valutando una procedura amichevole prima di intraprendere un’azione legale nei confronti di Natixis e H2O “sulla base della loro responsabilità congiunta per le perdite dei clienti e l’indisponibilità dei risparmi”.
Les Echos, mercoledì 23 dicembre 2020
Amélie Laurin
@AmelieLaurin
Solenn Poullennec
@SolennMorgan